Cari Professori….

Cari Professori, chi vi scrive è una psicologa che spesso e volentieri si trova a lavorare con i vostri studenti. Non tutti. In particolare quelli che per scelta o per merito affiancano all’attività scolastica la pratica sportiva, anche a livello agonistico. Quelli che al lunedì, dopo un week end di gare, vi pregano di non interrogarli ma di rimandare la verifica al martedì. Quelli a cui alcuni di voi negano questa possibilità, assumendosi il rischio di apparire un tantino sadici.
Mi rendo conto che il nostro sistema scolastico non è costruito per dare spazio a una sostenibile e codificata convivenza tra agonismo e formazione, ma la svalutazione e, in alcuni casi la demonizzazione, dell’attività agonistica la facciamo noi. Tutti voi avrete un collega insegnante di educazione fisica che è il primo a svalutare la sua stessa materia, considerandola di serie B e concedendo agli allievi assenze dalla palestra che non sono in alcun modo giustificabili. Creando così una cultura che scredita tutto ciò che è attività motoria.

Vi sto quindi scrivendo non per chiedervi di cambiare il vostro metro di giudizio, di trattare questi ragazzi in maniera diversa o di fare loro dei favoritismi. Anzi. Loro stessi non lo vorrebbero, d’altra parte sono allenati a tenere duro. Vi sto invece invitando a un piccolo cambio di prospettiva. Non immaginate che i vostri studenti-atleti imparino nei rispettivi contesti sportivi solamente a far andare gambe e braccia, senza alcun pensiero. Sarebbe molto riduttivo oltre a negare l’evidenza. Nell’ambiente sportivo-agonistico i vostri allievi imparano valori come l’impegno, la perseveranza, imparano a tollerare il dolore, la fatica e il disagio, imparano a relazionarsi agli altri, a rispettare se stessi e l’avversario, con tutta probabilità conosceranno nuove culture e nuove lingue, perché la spinta alla relazione è più forte di ogni barriera linguistica. Aspetti motivazionali e relazionali non da poco, quindi. Qualcosa che, saremo tutti d’accordo, non si acquisisce in un pomeriggio chiusi in stanza in compagnia del libro di storia. Qualcosa che è, cari professori, molto simile all’imparare a stare al mondo.
Ecco allora che il 6 che questi studenti si trovano sul registro assume tutto un altro significato. Non è un 6 che significa che non c’è stata la volontà di arrivare all’8 (tanto lo so che il 10 non lo date mai!), è un 6 che è frutto di un impegno diversamente distribuito su molteplici attività. E’ il faticoso frutto del voler tenere insieme tutti i pezzi, consapevoli che la scuola è importante ma non si può rinunciare a una vocazione o, se volete, chiamatela passione o ancora talento.
Dovremmo forse andare oltre al pregiudizio che chi trascorre il pomeriggio a fare sport e i compiti li fa di sera sia un lavativo che non ha voglia di studiare, trattandoli al pari di quei ragazzi che trascorrono la propria esistenza davanti alla playstation o a far nulla nel parchetto sotto casa. E’ un atto di rispetto nei confronti non solo dei ragazzi, ma anche dei genitori che si sobbarcano trasferte e importanti esborsi economici.
Non perdete quindi l’occasione di essere educatori a 360°. Va bene, ci sono i programmi ministeriali che devono essere portati avanti, ma lasciate spazio ad educare i vostri ragazzi a tirare fuori il meglio da sé e se questo coincide con un talento agonistico e non con l’algebra va benissimo, ciascuno ha il proprio e va rispettato. E quando sarete davanti alla tv a fare un tifo sfegatato per la vostra squadra o atleta del cuore pensate che dietro a quei campioni potreste esserci anche voi.

Nella foto: Riccardo Tonetti, un esempio di chi ha coniugato sport e studio ad altissimo livello

20 Responses

  1. Marco Pastore says:

    Articolo da divulgare, assolutamente. Complimenti!!!

    1. adminsolowattaggio says:

      Grazie Marco, e grazie come sempre alla super Valentina!

      1. Raffaele says:

        Un articolo scritto in modo superficiale!

  2. Silvano says:

    Ho avuto allievi che si dedicavano ad attività sportive extrascolastiche e che hanno sempre frequentato la scuola con profitto, senza mai chiedere trattamenti di favore di alcun genere. Altri che limitavano le loro richieste a casi eccezionali. Altri ancora che, appoggiati da compiacenti genitori, pretendevano che la scuola si adattasse a loro, e non viceversa. Non tutti gli allievi sportivi sono uguali, come non lo sono gli insegnanti. La scuola però , deve pretendere dall’allievo una preparazione accettabile, anche in algebra, a meno che non lo si voglia promuovere per meriti sportivi, come in certe scuole americane. Ma non mi sembra una soluzione intelligente né giusta.

    1. Fiorenzo says:

      Concordo pienamente con lei e molto meno con l’articolo. Ho sempre svolto sport a livello agonistico durante le scuole e non ho mai né chiesto, né ricevuto un trattamento diverso da quello riservato ad altri ragazzi che non svolgevano alcuna attività extra scolastica. Che il ruolo dello sport possa è debba essere valorizzato nel sistema scolastico è una cosa (che comunque andrebbe fatta a scapito di altri pilastri che rendono la formazione delle scuole italiana un’eccellenza nel mondo), che gli agonisti debbano essere giustificati nel non appassionarsi alle altre materie è un’altra, che credo non abbia alcun senso.

      1. Giuditta says:

        Sono mamma di un ragazzino di 13 anni che fa sci a livello agonistico e parlo con cognizione di causa invito coloro i quali hanno risposto parlando di trattamenti di favore a rileggersi bene l’articolo che infatti non menziona scappatoie o favoritismi che qst ragazzi non vogliono! Ringrazio Valentina non la conosco ma dalle sue parole ho già capito essere una persona speciale! Grazie

  3. Paola Caine Castagna says:

    Grazie cara Valentina,
    se penso che mio figlio frequenta il liceo scientifico sportivo e che la sua professoressa di scienze motorie mi chiede di fargli cambiare lo sport (calcio) che lo appassiona, lo diverte e anche la domenica lo fa alzare presto per andare a giocare, semplicemente perché lo ritiene rigido nel busto, non rendendosi conto che un ragazzo in pieno sviluppo fisico e con una crescita di quasi 15 centimetri in un anno, non può avere muscoli così elastici……dice tutto della cultura sportiva nelle nostre scuole. E questi sono insegnanti che dovrebbero aumentare la pratica sportiva dei nostri giovani………..Evviva!!!!
    Chiedo scusa per lo sfogo, ma sono cose che mi fanno arrabbiare!!!!

  4. Marco Carminati says:

    Complimenti Valentina , sottoscrivo e condivido ( non solo idealmente …ma praticamente sulla mia bacheca )

  5. Matteo says:

    Si ottime considerazioni sotto molti punti di vista. Bisognerebbe sensibilizzare il ministro all’istruzione e tutto il sistema, incominciando a proporre dalle scuole medie 4 ore di educazione-cultura fisica suddivise in 2 ore x restanti 2 giorni alla settimana…utopia?!? Ho 2 figli adolescenti 1 portato per lo sport che frequenta lo Skicollege a Falcade con andamento scolastico altalenante…e l’altra non portata per lo sport che frequenta un liceo a Trento con buon rendimento scolastico. Entrambi li ho approcciati allo sport e al valore della scuola in egual misura e poi le strade si sono delineate da sole. Però non c’è paragone tra i due per come affrontano la vita ed il tempo libero! chi ha ricevuto un “background ” sportivo è molto più reattivo, sveglio, positivo rispetto a chi studia solamente…faccio un esempio, al pomeriggio la ragazza rimane x 2-3 ore di fronte alla TV a vedere uomini e donne o cag…,varie.. e poi studia. Il ragazzo si cambia e va x circa 3 ore a sciare (inteso allenamento) o preparazione atletica se in un periodo senza la neve e poi torna e studia ! Ho sempre educato entrambi dando il valore studio-scuola 51%, e restante 49% provando a trasmettere loro l’importanza di riempire intelligentemente tale spazio-tempo!!!Meglio se praticando uno sport, X chi è portato , o provare a suonare uno strumento ad es. X chi non è propenso allo sport ma soprattutto facendo attività che li tenessero lontano dall’ozio-vizio….

  6. Elena says:

    Sono assolutamente d’accordo con Silvano. Molti ragazzi sanno riportare gli insegnamenti dello sport a scuola dimostrando impegno e grande carattere nell’affrontare lo studio.
    Non capisco il discorso sugli insegnanti di scienze motorie, la mia materia, non concedo assenze ingiustificate, consiglierei di non generalizzare, lo trovo un po’ presuntuoso. Per il resto sono d’accordo anche se la scuola italiana non è organizzata per gli atleti di alto livello .
    Ci sono mentalità in evoluzione che riconoscono altri ambiti educativi , aiutando e valorizzando gli studenti/atleti che lo meritano …rimandando l’interrogazione del lunedì e non solo!

  7. Vale says:

    E studiare non insegna tener duro? A impegnarsi? A rispettare gli altri e il loro lavoro?
    Per lavoro aiuto i ragazzi a recuperare a scuola, molti di quelli che seguo fanno attività sportiva a livello medio
    -alto, di questi pochi sono ragazzi a modo, che capiscono il valore dello studio e che si rendono conto che, se anche hanno una minima possibilità di diventare professionisti, un infortunio del cavolo basta a fermarli. Lo sport é importante, ma lo studio offre infinite possibilità in più. Si potrebbe evitare una verifica di lunedì, ma ci sono gli altri compagni, alcuni magari hanno difficoltà di apprendimento e a loro la domenica serve proprio per studiare. Come sempre si vede solo un lato della medaglia. La scuola dovrebbe andare incontro alle necessità di tutti, ma ciò non è possibile. Allora che tutti si vengano incontro gli uni con gli altri.

  8. Gli ambienti sportivi sono sempre meno dei posti dove viene data una “educazione” specialmente ai piccoli, per evitare di creare attriti e frizioni con i genitori.
    Molte società sportive agonistiche sono dei parcheggi di figli per i week end.

    Credo che sia il caso di smetterla di tenere giovani nella bambagia e nel nido delle illusioni. Nella vita non ci sarà MAI spazio per tutti quei “professionisti sportivi” il 99% resteranno nel mondo amatoriale, agonistico sicuramente e forse anche professionistico ma non parliamo vero di scuole di stipendi da calciatori, parliamo di ragazzi che un giorno, il lunedì mattina dovranno andare a lavorare, oppure dovranno farsi responsabili della loro vita.

    Vuoi Studiare..? Studia. Vuoi fare Sport.. FALLO..! È possibile fare entrambe le cose., serve solo Impegno. Che impegno si insegna se poi ne viene sempre chiesto meno, cercando sempre qualche giustificazione? Si deve insegnare ai giovani a SCEGLIERE e che non si può avere tutto dalla vita, perchè NON È COSÍ e sarebbe anche ora che i loro genitori lo imparassero.

  9. Roberta says:

    Cosa ne penso? Penso che ho studenti sportivi che si allenano tutti i giorni e che vanno benissimo a scuola. Che sono educati e che dallo sport hanno imparato sacrificio e disciplina. Che se devono essere interrogati il lunedì studiano per tempo. Io li ammiro alla molto e non mi infastidisce che il sabato escano prima per andare alla partita. Che sono orgogliosi e non vogliono sconti perché fanno sport. Penso che lei stia solo fornendo una bella scusa a chi non si impegna molto. Penso anche che sotto traccia dica anche che chi fa sport non può raggiungere risultati brillanti a scuola o all’università. Non è così. I ragazzi sono molto meglio di come li dipinge…

  10. Nicoletta says:

    da docente testimonio che i miei allievi migliori alle superiori son quelli che fanno anche “altro” : musica al conservatorio, sport agonistico, danza.perchè sanno organizzarsi, sanno cos’è uno sforzo per migliorare un risultato. ciao Nicol

  11. Claudia Balli says:

    Non so con che razza di docenti Lei abbia avuto a che fare nel corso della sua carriera, ma Le assicuro che la classe docente è perfettamente in grado di discernere in un alunno quanto il profitto dipenda da mancanza di impegno per disinteresse o perché le energie sono rivolte ad altri impegni. Quello che il sùo commento sottintende è offensivo e profondamente ingiusto per una categoria di laureati professionisti la maggior parte dei quali svolge il proprio lavoro con serietà e passione a dispetto dell’incongruo trattamento economico e delle continue insinuazioni di poca professionalità da parte di gente come Lei

  12. Tony says:

    Purtroppo al giorno d’oggi certi insegnanti fanno “abuso di potere” della loro professione perche` non avendo mai praticato sport , forse per limiti personali, con questo atteggiamento applicano una sorta di vendetta. Ottimo articolo compliementi 🙂

    1. adminsolowattaggio says:

      Esatto

  13. fabiola says:

    Sono pienamente d’ accordo con lei . Sono anni che cerco di far capire l’ importanza di ammirare gli studenti che oltre al loro lavoro quotidiano di STUDENTI esercitano anche la loro passione in uno sport. Sono alunni che riescono ad organizzare il loro tempo e il loro lavoro.Ho visto studenti che quando smettono di praticare la loro attività motoria hanno risultati scadenti anche nella didattica. !

  14. Complimenti per l’interessante approfondimento…….a volte le cose per Noi ovvie non vengono minimamente considerate..(dagli altri)…… ahimè i Nostri Ragazzi anzichè essere felici di comunicare e/o condividere, negli ambienti scolastici, il risultato di una gara, gli esiti e/o le esperienze con i propri Coach (con cui trascorrono la maggior parte del loro tempo), devono reprimersi, onde evitare eventuali “problemi” ………..
    Approfittiamo di questo spazio per rinnovare i complimenti della lettera rivolta ai Professori (e non solo) e nel contempo a tutti gli Atleti che riescono egregiamente a coniugare con sacrificio ed abnegazione ambedue le Attività!!!!!! W Lo Sport!!!!!!

  15. Paola says:

    Sono un’insegnante, ma da sempre inserita nel mondo dello sport a livello agonistico. Trovo che ultimamente si stia passando un po’ il limite concedendo ai ragazzi di oggi troppe agevolazioni e troppi favoritismi. Parliamoci chiaro: di talento vero ce n’è uno ogni milione, mentre invece i genitori super cissati che credono di avere un figlio fenomeno sono a migliaia. Mi trovo tutti i giorni di fronte a genitori che mi dicono che il loro figlio (che è semplicemente uno dei tanti a fare sport) può dedicare un’ora a settimana a studiare perché ha gli allenamenti. Così facendo stiamo tirando su degli ignoranti che in un domani, qualora non sfondassero nello sport, non avrebbero in mano una cultura per poter prendere decisioni importanti. Quando andavo a scuola io, prima veniva lo studio, poi lo sport. Mi sembra di essere cresciuta con la spina dorsale dritta e senza bisogno di psicologhi con cui sfogarmi per un NO dei miei genitori

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