La fame dell’est, il rimpianto tricolore. Il pagellone del tempio di Adelboden

La gara più bella e più pazza dell’anno, con distanze tra gli atleti risicatissime e manche all’attacco come non avevamo ancora visto in questa stagione. E’ stata una bella favola quella del prima manche, con un Luca De Aliprandini forse mai così leggero e pulito sugli spigoli al comando, e un Giovanni Borsotti da antologia appena attaccato alle sue code con il pettorale 53. Tutto lasciava presagire un tripudio tricolore, che purtroppo non c’è stato. Giovi purtroppo si è fatto prendere dalla foga di strafare ed ha concluso comunque con un più che dignitoso quattordicesimo posto, mentre Prando si stava ripetendo fino ad un’inclinata fatale sui dossi della parte centrale della Chenisbargli. Così ad esultare è stato Zan Kranjec, il gigantista più estetico della stagione, che nonostante tre errori nella seconda manche che hanno rischiato di metterlo fuori. Secondo posto poi e primo podio in carriera per Filip Zubcic, che finalmente concretizza anni di piazzamenti, con la coppia Muffat-Kristoffersen relegata sul gradino più basso del podio. Ma andiamo alla pagella.

Zan Kranjec: che dire, la fame degli atleti dell’est ha colpito ancora. Parallelismo ai limiti della perfezione e potenza pura gli regalano la vittoria e il primo pettorale rosso della carriera. La sua tecnica va studiata ed insegnata negli sci club. Voto 10

Filip Zubcic: casco distrutto dai pali, zero sponsor e una voglia matta di emergere. Nato sulle orme di Ivo Kostelic, ha raccolto finalmente il primo risultato eclatante in carriera. Fame e potenza, oltre ad una sciata nettamente più solida rispetto alle stagioni passate. Voto 10

Victor Muffat Jeandet: che curve, che collegamenti. Era dal podio di Aare 2018 che non vedevamo Victor con questa fluidità di sciata, seconda manche di incorniciare. Voto 8

Henrik Kristoffersen: altra giornata di ordinaria amministrazione. Ma deve stare attento Alex Kilde da dietro spinge per la generale. Voto 6

Aleksander Amodt Kilde: una segata di troppo all’ingresso del baratro finale gli ha compromesso il primo podio in carriera tra le porte larghe, ma nonostante questo un’altra prestazione monstre dello strongest man norvegese. Come strapazza lo sci nessuno mai, ad Altenmark arrivano solo”pezzi” sfibrati. Voto 8

Daniele Sette: che carattere il “self-made athlete” svizzero. Terza gara in carriera, prima qualifica, prima top20. E che errori la seconda manche. E’ lui il classico esempio del non mollare mai, se ci credi davvero puoi arrivare tra i grandi anche a 27 anni. Forza Daniele, vogliamo vederti ancora tra i grandi. Voto 10

Ski Austria: lasciando un attimo da parte la super manche di Roli Leitinger, culminata con un muro finale da antologia, dopo il ritiro di Marcel è buio pesto in casa Austria tra le porte larghe. E’ vero, Feli si è infortunato, ma siamo ormai al quarto gigante di stagione, e se ci aggiungiamo i quattro slalom la conta dei podi per le acquile conta ancora a zero. Sembrava avessero costruito uno squadrone sulle orme del più forte sciatore della storia, ma queste battute d’arresto mostrano il contrario. Serve una sveglia al più presto. Voto 4

Luca De Aliprandini: dopo ciò che è successo nella seconda manche, oggi ogni parola è superflua. Forza Prando, prendila solo come dimostrazione che lì davanti c’è posto anche per te. Senza Voto

 

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