Max Blardone racconta l’ Opening di Soelden

Max Blardone racconta l' opening di Soelden

Eccoci, ormai ci siamo, è giunta l’ora. Ci troviamo con il culo appoggiato sul sedile del nostro prodotto teutonico targato rigorosamente Ingolstadt, con l’acceleratore perennemente sul tappeto. Tutti a sinistra sulla A22, mentre superiamo le FIAT e siamo prossimi a raggiungere l’ Ötztal, fermandoci prima però ad Innsbruck, la capitale del Tirolo, per un aperitivo di Gala griffato Swatt Club. “Vietato fare il Passo Rombo, i veri imprenditori passano dal Brennero.”

A tenerci compagnia, al telefono, c’è un grande uomo prima che un grande atleta. Uno che a Soelden ha aperto il cancelletto per 14 volte di fila, uno che nel 2004 ha spaccato il Rettenbach in due a suon di watt e direzionate in alleggerimento essendo secondo solo ad un certo Bode Miller, e che nel 2009 con il suo quarto posto caratterizzato da quella scena del “zitti tutti” ancora così viva nelle nostre menti ha fatto ricredere tutti quelli che ancora 7 anni fa lo davano per finito.

Fra due giorni, prenderà il via l’ Opening della stagione 2016/2017 di Coppa del Mondo di Sci Alpino, e questa volta a Soelden dopo 15 anni consecutivi, sulla start list non comparirà il nome dell’ eterno Massimiliano Blardone. Eterno si, perché a 37 anni, nonostante il fresco ritiro avvenuto nelle finali di Sankt Moritz lo scorso marzo, Blarda è ancora il 19esimo gigantista al mondo nella WCSL.

Abbiamo voluto fortemente questa intervista, per farci raccontare in prima persona, da quella che è stata negli ultimi 15 anni dopo l’era Tomba l’ icona dello slalom gigante italiano, quali sono le sensazioni che si provano durante la settimana pre-opening, e soprattutto la tensione della vigilia.

Soelden è una gara particolare, che non fa molto testo con il resto della stagione. È molto presto sul calendario e tutto dipende da come sono stati distribuiti i carichi di lavoro svolti durante la preparazione. Inoltre durante le stagioni caratterizzate da olimpiadi o mondiali, come questa, dipende anche da come un atleta decide di programmare la data del suo picco di forma. Oltre a tutto questo, anche la fortuna come sempre gioca un ruolo fondamentale; chi è più fortunato nell’ultimo mese di preparazione a trovare sui ghiacciai condizioni ottimali per prepare l’ opening arriverà sicuramente più in palla di quelli meno fortunati, perché al tempo non si comanda.” Così ha esordito Max durante la telefonata.

Qual è il modo ottimale per essere al top della forma a Soelden?

“Nell’ ultimo mese prima del gigante sul Rettenbach è doverosa una preparazione caratterizzata da continui allenamenti su piste mosse, con fondo duro, e soprattutto dove si possono tracciare più di 40 porte per simulare a tutti gli effetti oltre che la manche di gara anche l’elevato sforzo fisico che questa pista richiede. Questo è il grande problema. I ghiacciai alpini non permettono tutto ciò, e quindi riesce tutto più difficile. Un posto idoneo è sempre stato Hintertux, ma solamente negli ultimi quattro/cinque anni si è riusciti ad andare.”

Chi sono i migliori atleti nel preparare l’ Opening?

“Gli svizzeri hanno sempre fatto grandi risultati a livello di squadra. Basta pensare alle performanche di Cuche, Defago, Albrecht e Berthod negli anni d’oro. Non è un caso infatti che loro abbiano i migliori ghiacciai europei per allenare e simulare la disciplina del gigante: Saas-Fee e Zermatt.

E gli italiani?

“Dall’anno scorso è stata creata un’ ottima pista in Val Senales per preparare Soelden ad hoc. La Leo Gurschler può creare un bel vantaggio in vista della gara, e gli italiani riescono a sfruttarla a pieno la settimana prima grazie all’ accordo tra la società funivie presente sul suolo italiano e il grande capo delle piste nonché Presidente dell’ OSV Peter Schroecksnadel grazie all’ accordo trovato.”

Come hai preparato Soelden nel 2004 quando hai fatto secondo dietro a Bode Miller?

“Tanti giorni di sci extra rispetto al programma della squadra, svolti tra Saas-Fee e Zermatt, vicino a casa mia, seguito dal mio allenatore privato. Giornate svolte come “dio comanda” su piste preparate da WC dagli Svizzeri. Facevo il secondo turno, quello dalle 11 alle 13, dopo che loro avevamo finito di allenarsi.”

 E nel 2009? L’ anno dello “zitti tutti” in modovisione e del Team Privato?

“Il 2009 è stato l’anno del quarto posto, sicuramente il mio miglior mese di ottobre di sempre, dove ero più in forma in vista dell’ Opening. Facevo quello che volevo. Ad alto livello con il team privato ci si allena meglio. Puoi fare un programma ad hoc basato completamente sulle proprie esigenze. Allenarsi da solo è un grosso vantaggio. Bisogna però non dimenticarsi mai dei confronti, ma alla fine se sei uno “che va” è anche interesse degli altri fare dei confronti con te. Se fai team privato hai maggiori possibilità di confrontarti con altri atleti che si allenano da soli o con dei mini team, vedi i Norvegesi. C’erano giornate in cui mi allenavo con Hirscher o con Kostelic, cosa che se sei in squadra non puoi fare. Le nazionali che compongono gruppi di lavoro ridotti sono le migliori, altrimenti viene a mancare la qualità. Troppi atleti tutti insieme creano un clima di continua competitività e tensione. Da solo il vantaggio te lo devi creare con il confronto, che però è anche interesse di tutti.”

 Come preparavi l’opening alla Vigilia?

“Ricordo che prima di partire per Soelden preparavo a casa una valigia esclusivamente con la roba da gara: intimo, tutina, guanti, casco, maschere, lenti. Tutto nei minimi particolari. Una volta arrivato nella mia camera d’albergo la posavo con cura in un angolo lasciandola chiusa in modo che nessuno toccasse niente. In camera per me l’ordine era fondamentale, non volevo roba in giro sul pavimento. Alla vigilia aprivo la “valigia da gara” sistemando tutto per la mattina dopo e mettevo via tutto quello che usavo in allenamento e che quindi non mi serviva più. Preparavo lo zaino, dove oltre alla borraccia con i sali non doveva mai mancare il cioccolatino che diventò poi famoso a Bad Kleinchirkheim nel dicembre 2007. Atleticamente facevo un richiamo di forza due giorni prima della gara, solitamente sotto la pressa non potendo caricarmi più un bilanciere sulla schiena dopo l’infortunio del ’99.”

 Quali ricordi in maniera particolare?

“Ricordo sicuramente quella del 2004 con il secondo posto dietro a Bode Miller. Super gara e primo podio italiano a Soelden. Poi ricordo quella dello scorso anno, una vera e propria odissea. L’anno scorso invece, mentre il mio skiman Dusan Kaps stava andando in partenza con i miei sci da gara è stato investito da un turista che ha aperto i miei sci come un’ anguria. Avevo uno sci di riserva che avevo usato in riscaldamento ma ormai non era più fresco. Ricordo che mi trovavo nell’ Hospitality quando mi informarono dell’ accaduto. Corsi in macchina a prendere uno sci nuovo di pacca, come quelli che togli da celofan in azienda. Non era fatto neanche il piano, e infatti non tirai una curva. Sicuramente la sicurezza sulle piste tra gli impianti e le partenze delle gare sarebbe da migliorare, perchè questi accaduti non dovrebbero succedere.”

E una volta finito Soelden?

“Dopo Soelden facevo quattro giorni di riposo assoluto dove non mettevo su neanche le scarpe da ginnastica. Poi ricominciavo con l’atletica e dopo mettevo gli sci ai piedi. Per me atletica è sci hanno sempre avuto la stessa importanza e dovevano sempre andare di pari passo.”

Finisce qui la nostra intervista a Casa Max, e chi meglio di lui poteva raccontarci l’ approccio a Soelden. Un personaggio che nonostante le 7 vittorie, i 18 podi e le 35 top10 negli ultimi 15 anni di massimo circuito si congeda dicendoci: “chiamatemi quando volete, o scrivetemi anche su whatsapp un –Ciao Blarda novità?- in qualsiasi momento che non mi disturbate mai.” Questo a dimostrazione del fatto che nella vita, le emozioni contano di più dei trofei. E tu con le tue molteplici resurrezioni ce ne hai fatte vivere tante.

Grazie ancora una volta di tutto Max.

@kingtimo_

 

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