Road to Innsbruck 2018. Matteo Sobrero fa paura

Nell’aprile 2015 scoprimmo Matteo Sobrero, eravamo sul mitico Carrefour de l’Arbre e tirava un gran vento. Era la Roubaix degli Junior e appena dietro al gruppo dei primi passò Matteo Sobrero. Capì subito la bontà del suo motore, che cosa ci faceva lì davanti un corridore così minuto rispetto ai giganti olandesi?

Da quel giorno ne ha fatta di strada, dimostrandosi uno dei corridori più moderni del nostro panorama, ricorda il Basso della CSC, quello che dava i minuti in salita e le ore a cronometro a tutti quanti. Dopo un bellissimo nono posto nella crono Mondiale di lunedì, in un percorso tutt’altro che adatto alle sue caratteristiche, in casa Italia c’è  grande attesa per la prova Under 23 di venerdì, ed il corridore di Alba ha già lanciato il guanto di sfida. Lo abbiamo sentito ieri pomeriggio dopo una mattina di scarico assieme ad Alessandro de Marchi e Fabio Felline che oggi correranno la crono Elite.

Ne è passato di tempo da quella Roubaix. Ma che corridore sei diventato, in salita vai più forte degli scalatori.  “ Me lo dicono in tanti e non so rispondere. Mi definirei completo, a cronometro mi difendo ma non sono uno scalatore puro”.

Avresti pronosticato un nono posto al Mondiale Under 23 nella prova contro il tempo? “ No, non me l’aspettavo. In un percorso così lineare, ad alte velocità, senza salite e curve proprio no. Al mattino parlando con Affini, gli avevo confidato che avrei firmato per un piazzamento nei primi dieci. Ho finito nono e posso ritenermi soddisfatto”.

In questa stagione dopo aver lasciato la Colpack sei entrato a far parte della Dimension Data, una delle squadre più bikeporn del lotto mondiale. Le maniche dei vostri body sono le nostre preferite, come è andato questo cambiamento? “ Durante l’inverno mi hanno cercato loro. Dopo anni con corridori africani hanno deciso di ingaggiare altri corridori. Gli africani sono fortissimi, ma hanno lacune nella guida e nella tattica, così hanno voluto globalizzarsi mettendo sotto contratto anche corridori esteri. Essendo al terzo anno, vedendo il loro calendario ed il blasone della squadra, ho accettato la loro proposta quasi per scommessa nonostante come Continental non fossero ancora così conosciuti. Non sempre fare un calendario Continental ti avvantaggia, dipende da che corridore sei. Chi preferisce correre tanto non ha grandi benefici. Io preferisco preparare per tempo l’appuntamento e correre meno, un po’ come avviene nel mondo Pro.  L’italia è protagonista in questa squadra, essendoci la base a Lucca con gli uffici ed i magazzini. Lì vicino vivono anche Cavendish e Cummings ”.

Dove hai svolto la preparazione? “ A febbraio, mentre in Italia era freddo siamo volati in Sudafrica. C’erano 35 gradi e devo dire di aver svolto un bel blocco di allenamenti. Ho iniziato a correre laggiù, cogliendo due vittorie; con il preparatore Elliot siamo rimasti giù un mese”.

Giunti ormai in vista del finale,  che bilancio tracci della tua stagione? “Non mi aspettavo una stagione del genere, arrivando da due anni travagliati tra mononucleosi e acciacchi. Mi è mancata la condizione a metà stagione con la rottura della costola, ma poi mi sono ripreso”.

Dopo una crono del genere, venerdì sarai uno degli uomini più marcati nella gara in linea. Dove attaccherai? “ Vedremo la tattica che deciderà Marino. Non ci sono punti adattissimi agli attacchi, la salita è molto veloce e la discesa non è adatta a fare la differenza. Probabilmente si staccherà un gruppetto, vedremo come andrà la corsa”.

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