Luca Scinto: La Mapei, Cipollini, Pozzato e la vita in ammiraglia. Intervista al Ds della Wilier Triestina Southeast

Luca Scinto è uno dei DS più ammirati dai giovani appassionati di ciclismo, nell’ultimo Giro d’Italia la Rai ha addirittura pubblicato dei servizi on board per seguirlo da vicino durante le tappe. Scinto è innamorato della bici, due anni fa alla Maratona Dles Dolomites abbiamo pedalato assieme sul Passo Gardena scattandoci dei selfie e da queste piccole cose si capisce la sua felicità nel fare fatica. Nell’intervista ci ha svelato il suo passato da portiere in una squadra di calcio, ma come avrebbe potuto un uomo esuberante come lui rimanere novanta minuti in mezzo a due pali?

Signor Luca, lei è uno dei DS più amati dal pubblico del ciclismo, molti giovani amano particolarmente il suo modo di guidare l’ammiraglia ed il suo attaccamento ai corridori. Alcuni però non conoscono il suo passato da ciclista professionista, un passato trascorso con dei grandi campioni nella squadra più forte di tutti i tempi per le classiche: la Mapei. Ci racconti i suoi trascorsi da atleta.

“Ho iniziato ad andare in bici per scherzo, da giovane facevo il portiere in una squadra di calcio, giocavo con gente più vecchia di due anni. Forse avrei avuto un grande avvenire come portiere. Un giorno presi la bici del babbo per fare il classico giro con gli amici e staccai tutti. Iniziai così a correre grazie ad un amico che mi portò in una società ciclistica coniugando calcio e ciclismo da esordiente. Scelsi poi il ciclismo, ma non fu facile. Ero grassoccio, ma da allievo a Santa Croce vinsi la mia prima gara. Da Junior poi feci otto secondi posti e 38 vittorie da dilettante. Nonostante questo non fu facile passare professionista, non era come adesso, ne passavano solamente tre o quattro l’anno. Passai poi alla MG Boys con Ferretti e furono gli anni più belli con Bugno e Sorensen”.

E così poi arrivo alla Mapei, che clima si respirava dentro la corazzata di Giorgio Squinzi?

La Mapei aveva un’organizzazione stratosferica, era come la Juventus del giorno d’oggi. Mi hanno sempre messo a mio agio e all’interno c’era una miscela tra campioni affermati e giovani promettenti che poi hanno fatto la storia del ciclismo come Fabian Cancellara e Pippo Pozzato. È un ricordo bellissimo, mi ritengo fortunato per tutto questo. Aldo Sassi ci testava al centro MAPEI, con lui c’era anche Luca Guercilena, un personaggio che è poi diventato uno dei più DS vincenti al mondo. Ci seguivano come il Team Sky sta facendo adesso con i suoi corridori e devo dire che correre così in un certo senso era anche facile. Ricordo che dopo gli allenamenti con Michele Bartoli quando ritornavo in corsa mi riposavo, fare il lento con Michele era come andare al medio in corsa, aveva un motore incredibile”.

Ci racconti qualche aneddoto di Michele.
Michele l’ho staccato solamente una volta nella mia vita. Ci stavamo allenando e lui non stava bene così non ci ho pensato due volte. Lui non vuole ammetterlo, ma l’ho staccato, non importa se stava male, Bartoli è un fuoriclasse. Adesso quando vado in bici con lui noto ancora la sua facilità di pedalata, va ancora forte”.

Chi sono i più grandi “animali” con cui ha corso?
Michele Bartoli, Pascal Richard e Johan Museeuw. Johan non aveva paura di nulla, neve, vento, grandine, era un guerriero. Poi ci aggiungo anche Andrea Tafi, quando si andava in Belgio era un mulo, era straripante”.

Lei ha fatto parte della nazionale italiana a Zolder 2002. Il Mondiale vinto dal Re Leone Mario Cipollini. Probabilmente il mondiale in cui sono stati spinti i più grandi wattaggi della storia. Ci racconti quell’esperienza.
“Che ricordi, devo tutto al povero Franco Ballerini che mi convocò in quell’occasione. La forza di Mario era il suo carisma, delle persone come lui se ne può parlare bene e male. A Zolder fu il suo carisma ad unirci, eravamo fortissimi, avevamo gli occhi della tigre. Provate a fare andare d’accordo Bettini, Di Luca e Petacchi. Petacchi avrebbe potuto fare il furbo nel finale, correndo per se ma fece invece un lavoro doppio. Mario è stato il velocista più forte di sempre, non ne ho più visto nessuno come lui da allora. Solamente Kittel ha il potenziale per diventare come Mario ma deve dimostrarlo”.

Parliamo ora della sua vita da DS come la giudica finora?
“Credo di aver fatto una buona carriera fino a questo punto, mi aspetto ancora dieci anni in ammiraglia dove spero di fare il salto di qualità. Ho avuto belle formazioni, penso a corridori come Grivko, Clarke, Visconti, la vittoria di Oscar Gatto a Tropea al Giro d’Italia e a Pippo Pozzato”.

Pippo Pozzato, uno dei personaggi più amati e odiati dal pubblico. Come giudica la carriera del Maestro?

“Ognuno ha il proprio pensiero, a volte penso che Pippo sia anche stato sfortunato. Un motore incredibile, entusiasmante. Credo non sia ancora finita la sua storia, può ancora dare molto. Abbiamo corso insieme alla MAPEI, era giovanissimo e lo mandavamo dietro a prendere l’acqua a volte, c’era una sorta di bullismo. Ora queste cose non accadono più e molte volte Pippo me lo fa notare. Non ha vinto quello che poteva vincere, in bacheca potrebbe avere 3 Sanremo, 3 Fiandre e 2 Roubaix. Anche le Olimpiadi di Londra 2012 potevano essere sue ma queste sono cose che vanno chieste a lui. Motore e classe ne ha ancora, quest’anno abbiamo fatto il possibile per partecipare alla Roubaix ma non è andata a buon fine, al Fiandre però andava forte ed è rimasto attardato a causa di una caduta altrui”.
E Giovanni Visconti?
“Bel corridore, potrebbe fare di più ma probabilmente alla Movistar si è un po’ adagiato a Quintana e Valverde. Quest’anno comunque non è andato piano e anche lui può dare ancora molto”

In questi anni ha dovuto anche lei fare i conti con corridori implicati nelle varie vicende attinenti al doping. Come giudica la storia con Danilo di Luca?
“ Non ne voglio parlare, l’ho cancellato dalla mia mente”

Come sta procedendo la sua stagione al timone della Wilier Triestina Southeast?
“ Sta andando abbastanza bene, siamo in testa alla Coppa Italia ed ora arrivano le nostre corse come Bernocchi e Giro di Toscana. Abbiamo scelto di riposare a luglio per arrivare freschi a questi appuntamenti. Disponiamo di alcuni bei ragazzetti promettenti, penso a Martinez, Fedi, Rodriguez e Mareczko. Colgo l’occasione per elogiare “Kuba”. Al Giro non stava bene, forse ho sbagliato a portarlo, nelle corse di seconda fascia va fortissimo, ora ci vuole un altro step per corse World Tour”.

Lei fa impazzire i giovani per la sua guida in ammiraglia, qual’ è stata la sua bravata più grande?
“Premetto che ho sempre massimo rispetto in corsa dei corridori e delle altre ammiraglie. Quando si è concentrati non succedono incidenti, i guai accadono quando c’è distrazione. Credo d’aver commesso la bravata più grande quando in una fase concitante di una corsa un mio corridore mi ha chiamato per un problema meccanico. Ero in coda alle altre ammiraglie, così non ci ho pensato due volte, le ho superate tutte passando per un prato”.

@bauerdatardaga

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