Viaggio nella testa di un Re Nero (e di un inquieto tedeschino…)

È finalmente anche la matematica ha dato ragione a Prosciutto. Era ora, davvero. Non se ne poteva proprio più di sentire quelli che continuavano a dispensare qua è là speranza e finto ottimismo. Che sono poi gli stessi del《guai a toccarmi Seb》e del《Hamilton ha vinto il mondiale perché ha avuto culo》. Ma insomma! Diamo a Lewis ciò che è di Lewis. Dal principio, a voler fare i puntigliosi. Perché molto spesso sono le scelte che un pilota compie nell’arco di una carriera a consacrarlo. E Ginetto, da questo punto di vista, non ha mai sbagliato.

E poi si è finalmente liberato della sua (vera) bestia nera, Nico Rosberg. Quella rivalità aveva mangiato dentro entrambi: uno ha mollato la presa (da vincente, eh!), l’altro ne è uscito spaventosamente più forte. Tanto da non veder l’ora di prendersi a mazzate con qualcuno che non gli facesse la guerra sotto lo stesso tetto. Quasi se l’è scelto, Hamilton, quel “qualcuno”. Quasi ne conoscesse, perlomeno in superficie, tutte le debolezze. Debolezze che forse nemmeno lui, Ditino, pensava di possedere.

Avessi avuto due soldi da buttare, qualche mese fa, li avrei certamente puntati sulla tenuta mentale di Vettel. Il lato latino e sregolato di Ham lo conosciamo tutti. Velocità pura ma altrettanta umoralità. Zero chance, quindi, contro un titano di ghiaccio come Bastianino. Eppure, di quegli psicodrammi hamiltoniani manco l’ombra. Anzi. Il capolavoro di rendere arma vincente quello che era stato il suo storico (e doloroso) tallone d’Achille: sangue freddissimo e il coraggio di giocare con i demoni di Seb, venuti a galla uno ad uno. Inesorabilmente.

Demoni che, complice l’ennesimo fattaccio della domenica messicana, rischiano di offuscare una stagione comunque stratosferica. Da cui molto si è imparato e molto si imparerà. Senza mai dimenticare dove si era appena 12 mesi fa. Perché, in fondo, per fare i conti con la perfezione di Ginetto e la sua Merc c’è tempo… Verstappen permettendo!

Alla prossima.

Tommy Govoni

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