24h Castelli di Feltre:il racconto dello Swatt Club

7 giugno 2019, ore 21. Tutto è pronto, i primi frazionisti sono pronti sulla linea di partenza in attesa del via. Mani sotto il manubrio, padellone già innescato. Ci siamo anche noi, pronti a dar battaglia con un squadra “poliglotta” di tutto rispetto costruita all’ultimo nonostante eventi eccellenti in concomitanza come la classica di Monza e la Milano-Sanremo, ma su un palcoscenico così, dopo la presenza importante fatta sentire lo scorso anno, lo Swatt Club non poteva di certo mancare.

Una squadra internazionale dunque, costruita grazie all’apporto fondamentale del capitano Tommy Giacomel, del d. s. improvvisato Michele Garbin e del fedele alfiere Stefan Soelkner, presentatosi a Feltre dopo un’edizione da protagonista e con al suo seguito una corazzata austriaca di tutto rispetto.

Ed è proprio Stefan il primo frazionista, pronti via si mette subito davanti al gruppo, subito a menare con il gomito a 90 gradi in massima posizione aerodinamica, posizione che terrà per tutti i 125 km percorsi da lui durante le 24h. Pariti subito con il piede giusto insomma, l’obiettivo minimo della top10 sembra ampiamente alla portata con un squadrone così. Obiettivo che peròsembra svanire dalle mani subito effettuato il primo cambio, quando la sfiga comincia ad abbattersi su di noi. Martin Taschler, dopo un’attenta operazione di meccanica sul suo mezzo nel quartier generale nel pregara, viene urtato dalla ruota anteriore di un’avversario a100 metri dalla zona cambio, contatto che gli trancia completamente il deragliatore.

Dura-ace nuovo da buttare insomma, ma giro che date le regole dell’evento dev’essere portato a termine in un modo o nell’altro, anche a piedi. Martin non ci pensa due volte, si carica la bici in spalla e comincia a correre, finchè uno spettatore gli consiglia di uscire dal circuito e prendere la penalità prevista in tali casi, che in termini di tempo perso avrebbe sicuramente giovato di più di un intero giro a piedi con bici in spalla e scarpette. Uscito quindi dal circuito è il turno di Pietro Fontana, l’a.d. di Dragon Alated che non fa neanche a tempo ad entrare in pista che viene travolto da un convinto con la testa piegata sul Garmin, che costringe Peter al ritiro temporaneo e la squadra a pensare ad un nuovo piano d’attacco.

E ora? Un uno-due micidiale che ci abbatte dopo nemmeno 10 minuti di gara, una penalità che ci relega in coda alla classifica con un atleta malconcio e due bici fuori uso.

Nonostante tutto non ci perdiamo d’animo, buttiamo in pista il dragone alato Nicola Tonet e recuperiamo una bici per Martin, mentre Tommy Giacomel si prende la briga di coprire il buco ed entra in circuito praticamente senza riscaldamento. Le ferite di Pietro bruciano ma non sono così gravi, così grazie all’aiuto fondamentale del meccanico della Maap-Basso riusciamo a rimettere in sesto la sua Giant, e a farlo rientrare in pista per il turno successivo. Intanto Stefan, Martin, Nick e Tommy cominciano a menare e gettano le basi per l’ascesa alla classifica, surclassando le squadre che lentamente cominciano ad abbandonare l’andatura del gruppo che viaggia fisso ai 42 km all’ora. Un lavoro continuato poi di notte dalla locomotiva bianco rossa composta dal toro Max Ehlenz e da Marco Breitenberger, che assieme a Gabriel Baggetto e alle sue menate di spalle riescono agilmente a centrare la top15.

Il secondo turno notturno poi è un vero inferno, Giovanni Pasini entra in circuito pensando di essere ai suoi Campionati Italiani del San Pellegrino 2014, stacca il gruppo con una menata ai 50 all’ora, salvo poi saltare in aria come un petardo al termine del suo primo giro. Nonostante l’esordio un po’ drammatico Paso tiene duro, e insieme alla coppia bellunese formata da Alessandro Candeago e Matteo Fantinel riesce a tenere la posizione e ad evitare la maxi caduta sul pavè delle 5 del mattino, dove un contatto tra due corridori ha costretto l’entrata della safety car.

La giornata poi continua sotto un caldo infernale, i cambi sempre più frequenti cominciano ad essere sintomo della fatica che cresce. Solo Stefan, Tommy e Pietro sembrano non sentire la fatica, continuando a menare davanti al gruppo e allungando i loro turni. Martin continua a litigare con un mezzo non suo, ma nonostante questo si difende alla grande, mentre Nick Tonet alterna momenti di follia fuori dal circuito a giri spaziali dove con poche frullate riesce a sezionare il gruppo come se fosse sulle sue saite della Val Comelico.

Purtoppo la nostra scalata verso la top10, che da obiettivo minimo si è trasformato in obiettivo vero e proprio visto le sventure iniziali, continua lentamente, salvo esaurirsi proprio all’11esimo posto, ai soli tre giri di penalità dal decimo posto, purtoppo i tatticismi della ultima ora non portano al risultato sperato, e ogni tentativo di uscire dal gruppo viene facilmente vanificato dagli alfieri del team Sanvido, che anche quest’anno l’ha fatta da padrone come solo il team Sky al tour.

Un undicesimo posto che brucia si, ma che ci da’ la consapevolezza di poter tornare agguerriti per giocarci un posto d’elite in una delle manifestazioni meglio organizzate del panorama ciclistico amatoriale italiano. Grazie a tutti, ci vediamo il prossimo anno per altre 24h di fuori soglia!

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