Chi dimentica è complice – La remuntada di Brean

Ci sono personaggi che nel loro piccolo sono diventati leggende, scrivendo pagine di storia dello sci alpino, lasciando ricordi indelebili nella mente di molte persone. Ci sono storie che nemmeno lo sci di “alto livello” può regalare, perché li non troverete l’istinto primitivo e l’anarchia sportiva che regna nelle categorie “inferiori”. Per la poca copertura mediatica di molte gare giovanili e continentali purtroppo una grande fetta di appassionati non ha potuto godersi lo spettacolo di questi avvenimenti. Ma non preoccupatevi, perché ci siamo noi a raccontarvi tutto ciò attraverso la nuova rubrica “Chi dimentica è complice”: un viaggio nostalgico e leggendario per rivivere alcune giornate epiche di questo sport. La prima puntata è dedicata ad una delle remuntade più pazze di sempre, per mano del valdostano Alessandro Brean.

Siamo in un freddo Dicembre del 2010 a Solda, per la prima tappa del circuito giovani Ratiopharm. La lista di partenza è piena di giovani talenti provenienti dalla squadra nazionale e da tutti i comitati; gli addetti ai lavori sentono la pressione della prima verifica ufficiale. Neve soffice, al limite della praticabilità, ma nessuno sembra preoccuparsene realmente: l’opening del circuito si deve fare a tutti i costi. Dopo una prima manche equilibrata i migliori della categoria sono tutti davanti per giocarsi il podio: Francesco Romano, Ivan Codega, Andrea Ravelli, Alex Zingerle e Max Rinner scandiscono il ritmo, mentre per gli altri rimane solo la polvere. Manca solo un uomo all’appello: il valdostano Alessandro Brean è partito con il pettorale numero uno e ha chiuso in 27esimo posizione a 2 secondi e 30 centesimi da Romano a causa di qualche errore di troppo. Una manche da dimenticare per lui, partito con il favore del pronostico dopo un’estate passata a segnare tempi pazzeschi in allenamento.

Qualche momento per controllare linee e alcuni accorgimenti tecnico-tattici davanti al video ed è già tempo per la seconda manche. I migliori della frazione sono sicuri: con l’auto esclusione di uno dei grandi nomi ormai il podio è affare loro. Niente di più sbagliato. Partono i primi concorrenti che sono riusciti ad aggiudicarsi l’inversione e inizia una fitta nevicata che accompagnerà i concorrenti fino alla fine della competizione. Il quarto a partire è proprio l’azzurro Alessandro Brean che riesce a disegnare delle traiettorie pulite senza commettere errori, sfruttando tutto il potenziale dei suoi piedi veloci. Ma a metà tracciato la sfortuna si presenta: nella parte iniziale del tratto più ripido della pista impatta violentemente contro un palo che spacca in mille pezzi il gancio della sua maschera Uvex. Si trova così costretto ad affrontare gli ultimi 25″ di gara senza una protezione visiva, con i fiocchi di neve che entrano nei suoi bulbi oculari come moscerini. In qualche modo tenta di addomesticare i suoi Dynastar nella balia più totale, ma soprattutto prova a portare a casa la pelle senza danni. Potrebbe essere una di quelle giornate da bollino rosso, eppure il tempo finale è da capogiro e i pochi concorrenti al traguardo capiscono che la remuntada è possibile. Ma la gara è ancora lunga.

Passa il tempo e il terreno di gara diventa sempre più una trincea di guerra. Molti ragazzi non riescono a controllare i loro sci e deragliano inesorabilmente perdendo tutti i pezzi della loro carrozzeria, mentre i più bravi provano a domare la situazione mettendo in scena il festival del traverso. Passano dieci atleti e Brean è ancora li sulla poltrona del leader; ne passano venti e la sua posizione non cambia, sempre primo con un gran distacco. C’è aria d’impresa. Poi tocca ad Andrea Ravelli, quarto nella prima frazione, che doma le buche alla sua maniera, ma non basta per andare in testa: tre decimi di ritardo da Brean. L’ultimo scoglio possibile è il talento altoatesino Max Rinner: dopo una bella prima manche non riesce a replicare ed è dietro di mezzo secondo. Gli atleti al traguardo sono increduli, meravigliati, ma il cronometro ha parlato: Alessandro Brean è salito sul podio, dalla 27esima posizione. Romano e Codega vanno a prendersi la prima e la seconda piazza, ma purtroppo per loro il vincitore morale di giornata è “Al1”.

Potrebbe sembrare un podio normale per uno che aspira a diventare uno sciatore di Coppa del Mondo, per uno che punta ad una medaglia ai Mondiali Junior, e invece sono proprio questi i risultati che rimangono nella mente e formano il carattere di ogni atleta. E soprattutto sono queste le gare che verranno tramandate ai nipoti in un futuro post-lavorativo.

Ci vediamo alla prossima puntata, dove vi parleremo dell’esplosione del fenomeno Paris.

 

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