Flow, quando un atleta si diverte

Vi siete mai chiesti cosa intende dire un atleta quando, a fine gara, racconta di essersi divertito? Probabilmente sì, e magari vi sarà suonata come un’affermazione strana. Come ci si può divertire mentre si fa una fatica tremenda durante una maratona? O mentre si percorre una pista da sci ghiacciata a più di 100 km/h? O ancora mentre ci si sta giocando la partita decisiva del Grande Slam? Ecco il divertimento di cui ci parlano gli atleti non è il divertimento fatto di risate e rilassamento. Quel divertimento fa parte del tempo libero. Il divertimento a cui fanno riferimento gli atleti è quella speciale condizione in cui si ha la sensazione che tutto riesca facile. Quel momento in cui non c’è sforzo né fatica. Ogni movimento viene prodotto in maniera del tutto naturale, nella consapevolezza di poter affrontare quella condizione e di essere pienamente competente e padrone della situazione.

Tecnicamente questo stato mentale viene definito “flow” o flusso, proprio perché le diverse fasi del gesto tecnico/atletico fluiscono l’una nell’altra in maniera del tutto spontanea e agile. Ogni movimento ricade nel successivo senza soluzione di continuità, senza alcun pensiero, semplicemente accade. Nel flow vi può essere una distorsione della percezione dello spazio e del tempo. Per cui l’atleta ha la sensazione di riempire pienamente lo spazio che lo circonda, di averne il pieno controllo e la totale copertura dello stesso, potendo arrivare ovunque. Non solo. L’atleta ha come la sensazione di essere in anticipo sui tempi, riuscendo a precedere e prevedere gli eventi piuttosto che rincorrerli.

L’estrema sensazione di competenza e di padronanza, che permette all’atleta di esprimersi al proprio meglio è l’ingrediente principale del “divertimento” in gara così come in allenamento. Avere la mente sgombra da ansie da prestazione, unitamente alla fiducia nei propri mezzi e una buona dose di autostima sono le pre-condizioni del divertimento. Il divertimento dell’atleta, in definitiva, si riferisce alla possibilità di godere e trarre piacere dal gesto che si sta compiendo. Se mi sento competente e se il movimento che sto eseguendo “mi esce” senza sforzo alcuno, senza fatica né esitazione, viene da sé che l’atmosfera interiore è quella del piacere, del divertimento. Il focus dell’atleta è tutto su di sé, gli stimoli e l’ambiente circostanti non rappresentano in alcun modo un disturbo e non interferiscono con la concentrazione dell’atleta.

In questa condizione di divertimento, l’atleta può aver la sensazione che la propria prestazione si concluda in un battito di ciglia. Questo avviene perché l’atleta aveva la sensazione di starci dentro bene, non aveva fretta di chiuderla e di portarla a termine, cosa che accade quando le sensazioni non sono buone. E stiamo pur certi che quando un atleta si diverte, al di là della piacevolezza di sentirsi competente, anche il risultato finale ne risentirà in maniera estremamente positiva.

@valentinapenati

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