GFNY: il viaggio del sogno americano

Una tappa fissa, un evento da mettere ogni anno in agenda, un viaggio tra Watt e culture opposte, avanguardia e diversità nella terra dei sogni. La GF New York ed il suo fascino ci rapirono due anni fa, quando per la prima volta sbarcammo nella grande mela con tanta curiosità. Era il primo anno dell’ ASD Swatt Club, ancora non esistevano programmi e chat che ora riempono la quotidianità della corazzata che ormai viaggia a doppio zero.

La nostra spedizione formata in questa occasione da Berry, Timo, Franz e Crotta è stata inaugurata a Milano con il primo Hamburger da Five Guys, il primo di una serie interminabile, l’inizio della devastazione fisica. Piazza Duomo è stata la vetrina del nostro shooting, proprio sotto Terrazza Martini, il luogo dove partì la prima spedizione verso l’inferno della Roubaix.

La sveglia suona alle ore 5 di giovedì 16 maggio e alle 7:00 spaccate da vero imprenditore rosso crociato Il Lupo di Sankt Moritz è già alla Malpensa, tre ore in anticipo, quasi dovesse pulire l’aereo prima del volo intercontinentale. Con un aereo Delta decolliamo alle dieci, la grande mela ci aspetta. Un viaggio tranquillo, con poche turbolenze e tanto cibo. Entriamo nel mood americano guardando dei film come Creed o The Vice, in modo di arrivare a Manhattan senza shock. L’arrivo a New York è incoraggiante, ma ci aspettano due ore di coda all’uscita dall’aeroporto. Pietro ci sta aspettando con il suo furgone. Arrivati a casa è tempo di sistemare le bici prima di immergerci nel cuore di Broadway e Soho. La città non dorme, va a mille all’ora e noi siamo attori non protagonisti.

Al mattino è tempo di ricognizione, direzione New Jersey. Transitiamo sul George Washington Bridge, il teatro della spettacolare partenza che ogni anno emoziona tutti i corridori. Leggera discesa verso Alpine, il primo cavalcavia in programma. Superato Alpine troviamo il grande favorito Ricardo Pichetta, un mostro sacro. Il piemontese non sembra tuttavia molto interessato ai 10 mila dollari messi in palio dagli organizzatori in caso di vittoria sotto le quattro ore. Punta alla vittoria, il tempo può aspettare. La domenica sveglia alle 4.30, sul George Washington Bridge il vento è forte e la tensione è altissima. L’inno americano è un preludio ad un fuorisoglia di 160 Km nervosissimi, ma andiamo al pagellone:

Ricardo Pichetta: di un altro pianeta, aveva contro perfino gli organizzatori. Scatti a ripetizione per il piemontese, capace di spingere rapporti disumani. Viene declassato per una volata scorretta, ma è lui il vero re di Manhattan. Voto:10 

Jeremiah Bishop: In MTB staccava sua maestà Lance Armstrong, sui colli newyorkesi risponde presente e in volata dimostra tutta la sua immortalità. Voto: 9

Pichetta davanti a Bear Mountain

 

Camilla Cortès: la colombiana cercava una riconferma, ma nulla da fare. Appuntamento a novembre per El Giro De Rigo. Voto:7

Giacomo Peretto: che motore per il responsabile marketing di science in sport, ormai diventato senatore a vita di questa granfondo. Conosce ogni singolo sasso sul manto stradale del New Jersey, e dopo essere rimasto chiuso nel gruppo per 120km senza farsi vedere carica tutti sulla corriera Sis e se li trascina al traguardo ai 45 di media per 1 ora e mezza. Cilindrata da superbollo nei vallonati. Voto: 9

Francesco De Candido: portare un personaggio di questo carisma dai monti di Popera al centro di Manhattan, una delle più grandi metropoli al mondo, è stato come mettere un elefante in una cristalleria d’argento. “Io sto meglio a casa mia che in mezzo a questa colata di cemento, in 50 minuti sono a Kitz dalla Rosi. Qui non siamo UNESCO.” è stata la sua prima dichiarazione a caldo una volta approdato nella grande mela. A 1km dal GPM di Bear Mountain chiude su Pichetta con un cambio di ritmo da vero fuoriclasse, come se nel suo passato avesse corso in bicicletta da dilettante invece che la Coppa Europa di discesa con ai piedi pilastri di acciaio da 2 metri e 20. Dietro a lui il gruppo fa il classico veglione del tritello, uno per ogni angolo di strada. Gli ultimi 40km di vallonato però gli segano le gambe, e deve arrendersi ai migliori trascinandosi al traguardo quasi piangendo. Ti aspettiamo a casa tua sopra i 2.000 metri, sulle tue Dolomiti, dove solo le aquile osano. Franz Bauer, patrimonio dell’Unesco. Voto: 8

Andrea Crotta: che gambaaaaaaaaa per Il Lupo di Sankt Moritz che finalmente torna ad ululare. Direttamente dall’Engadina conosce ogni avenue e street di New York come il giardino di casa sua. È la nostra guida turistica per l’intera settimana, senza di lui saremmo atterrati a Chicago. La gara di domenica è solo una formalità, si vocifera che la sua spedizione a New York sia stata improntata sul generare azioni a Wall Street di giorno per aumentare il PIL per poi sperperarle fino alle prime luci dell’ alba nei migliori Rooftop newyorkesi. Sulla salita dell’Orso non la muove, è imbullonato all’asfalto e scollina a 10 minuti dal gruppo di testa. Nel vallonato finale apre il gas a 550 watt nonostante trascorra le sue giornate in ufficio. Caro Lupo, ora manca solo la tua di poltrona, e poi siamo liberi. Ti aspettiamo domenica 9 giugno sul Poggio di San Remo. Voto: 8

Carlo Beretta: il decimo posto assoluto di un mese fa nel lungo di Chia Laguna ha cambiato concezione di sport al CEO di Solowattaggio. Approdato nella grande mela è tutta una farina dal primo all’ultimo minuto del suo soggiorno. All’attacco di Alpine, il primo cavalcavia, è già rientrato sui primi. In mezzo al gruppo detta legge come solo il Re Leone Cipo sapeva fare. Perennemente con le mani sotto, non spreca 1 watt fino a Bear Mountain. È secondo assoluto nel percorso medio. Sta talmente bene che invece di salire sul bus decide di allungare di altri 80km il suo allenamento e di raggiungere il traguardo di Fort Lee in bicicletta. Nella serata post gara sciabola in accappatoio una bottiglia di Cuveè Brut conservata appositamente nel frigo del suo appartamento a Central Park per omaggiare i suoi corridori, come fece Hans Pum al mondiale di Sankt Moritz 2017 quando Marcel e Feli ammazzarono lo slalom. Un tributo al suo progetto che ha fortemente voluto da 6 anni a questa parte. Ora dopo questi due top risultati nell’arco di un mese potrebbe chiedere la prima griglia anche al Giro d’Italia. Voto:7

Timothy Bonapace: dopo una settimana passata “al medio” su e giù per il vulcano di Mamma Etna perennemente con il rapportino sale in aereo senza calze compressive, e il volo di 9 ore gli massacra le gambe. Marca Pichetta fin dal primo km della sgambata di venerdì. In salita è sempre sui pedali, la gamba sembra essere una delle migliori di sempre. Quando finiscono i colli però, anche la catena della sua bici si rifiuta di salire sul 53, forse non è mai stata abituata a farlo. Passerella finale per raggiungere il traguardo dove anche i nonni che andavano al mare con le infradito e l’ombrellone sulla schiena lo superano. Rimandato alle Dolomiti. Voto: 5

Lorenzo Bassanelli: ci ha caricato per un’intera settimana esagerando con le sue note audio che non gli hanno fatto più arrivare ossigeno al cervello facendogli perdere il controllo del mezzo. Perchè la gente si è rotta il cazzo di vedere su Instagram i boomerang delle fighe che mangiano il toast con l’avocado; la gente vuole vedere le farine, la fatica, i sacrifici, i telai deformati, i sogniiiiiiiiiiiiiiiiiii. Grazie Bass, ti aspettiamo sulla nostra ammiraglia alla Classica di Monza l’ 8 giugno. Voto: 100

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