La lezione del cinghiale Kazako

Olimpiadi Londra 2012

La corsa Olimpica è una gara diversa dalle altre. Basti ricordare Londra 2012, dove la Gran Bretagna si presentò con uno squadrone da pelle d’oca: Wiggins, Froome, Stannard e Millar, tutti pronti a lavorare per il loro capitano Mark Cavendish. I britannici arrivarono in partenza con body attillati e biciclette studiate apposta dai migliori ingegneri britannici appositamente per quell’evento. C’erano tutti i presupposti per dominare e vincere la corsa, visto anche il percorso con poche asperità, e l’unico uomo in grado di poter cambiare le sorti della corsa sembrava essere lo svizzero Fabian Cancellara, il più in forma in quel momento.

Ma come spesso succede ai giochi Olimpici la squadra non è fondamentale, anzi. Gareggiare con soli 5 elementi non permette di gestire al meglio la corsa e spesso si disperdono energie in azioni poco efficaci e poco produttive. La Gran Bretagna lavorò per 3/4 di gara, cercando di mantenere un ritmo costante e che favorisse Cavendish, ma dopo i primi attacchi persero la bussola e non riuscirono a seguire nemmeno uno scatto nel finale. Alla fine Cavendish si piazzò in ventinovesima posizione e alla fine la spuntò  il cinghiale kazako Vinokurov davanti ad un frastornato Rigoberto Uran, dopo un attacco negli ultimi chilometri. Quel giorno Vino aveva solamente Bazayev al suo fianco. In poche parole Vino ha vinto solo contro tutti.

L’unica arma da utilizzare è la fantasia e l’istinto: abbiamo ancora negli occhi l’attacco di Bettini ad Atene, l’azione di Sanchez e Rebellin e la rincorsa quasi vincente di Cancellara a Pechino 2008. Tutte le edizioni moderne hanno confermato quanto sia difficile provare a ricucire con il lavoro della squadra gli attacchi, soprattutto nei momenti concitati della corsa. Non esiste un interpretazione tattica per le Olimpiadi, non è come al Tour de France o al Giro d’Italia dove si può controllare la corsa o programmare un attacco, non è come alla Parigi Roubaix o alla Freccia Vallone dove i protagonisti sono i soliti noti; la corsa olimpica è anche più incerta della Milano-Sanremo. Scordatevi la noia dell’ultimo Tour, Rio ci sorprenderà. Vinokurov insegna.

@carloberry

 

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