Marcel e tutti gli altri. La Corea si avvicina

Ormai ci siamo, conclusosi il mese delle grandi classiche è già ora di rivolgersi con corpo e mente a quello che è l’evento clou di questa stagione invernale, i giochi olimpici di Pyeongchang 2018. Una rassegna attesa e preparata per quattro lunghi anni, chi con l’obiettivo di incrementare il proprio bottino di medaglie, chi per conquistare il primo oro e chi per vendicare le ultime edizioni sottotono, perchè si sa, i giochi Olimpici sono l’ago della bilancia non solo per gli atleti, ma anche per l’intero movimento di una nazione, che in caso di fallimento vanificherebbe i risultati di una stagione di Coppa del Mondo. Sembra quasi un controsenso, eppure è così, alle volte si dà più importanza ad una medaglia olimpica colta nella gara secca piuttosto che a un podio nella classifica finale di specialità, ottenuto mantenendo il top della forma per l’intera annata. Vi ricordate l’uscita di scena di Giorgio Rocca a Sestriere nel 2006? Bene, è l’esempio più lampante di ciò che è stato scritto, una mancata medaglia olimpica che fa più clamore di 5 slalom vinti consecutivamente e una coppetta di specialità affissa in bacheca già da metà gennaio.

Ma torniamo al presente. Ormai è superfluo anche fare delle previsioni, è noto come ormai dall’izio del terzo millennio nazioni come Norvegia e Stati Uniti abbiano confermato il ruolo di squadre favorite, vista la loro attitudine a preparare al meglio la gara secca, mentre nazioni come Austria e Francia devono essere pronte a riscattare due edizioni deludenti, anche se non possono affidarsi al 100% solo ed esclusivamente su individualità come Hirscher e Pinturault, salvatori della patria a Sochi (tralasciando il ritirato Matt oro in slalom nel 2014 ndr). L’Italia invece ci lascia speranzosi, la partenza un po’ in sordina e il conseguente aumento di forma dei nostri alfieri ci fa ben sperare per il colpo grosso a febbraio. Ma andiamo ora ad analizzare chi secondo noi potrà aggiudicarsi le medaglie nell’Asia orientale:

Marcel Hirscher: è più che scontato partire da lui, anche se analizzando la stagione della leggenda austriaca ogni parola potrebbe essere superflua, quello che ci sta facendo vivere in questa annata è qualcosa di straordinario. C’è chi sosteneva che dopo l’infortunio di metà agosto sarebbe partito un po’ in sordina avrebbe puntato tutto sulle Olimpiadi, per cercare, in quella che ha detta sua sarà l’ultima partecipazione ai giochi, il metallo più prezioso che ancora non ha affisso alla sua bacheca. Ma evidentemente con 8 vittorie a metà gennaio e una superiorità schiacciante nelle discipline tecniche questa tesi non sta in piedi. Certo è che per un atleta che quando sta bene vince con distacco e quando non è in forma e fa il compitino arriva lo stesso a podio beh, la medaglia potrà solo accompagnare. Vedremo strada facendo se parteciperà anche alla combinata alpina, perchè ormai si sa, Marcel non prende il via a gare in cui non è sicuro di primeggiare.

Aksel Lund Svindal: eh si, un’altra leggenda vivente è proprio il re dei vikinghi, che alla “veneranda” età di quasi 36 anni continua a non sbagliare un colpo nonostante un ginocchio davvero malconcio dopo l’infortunio di Kitz 2016 e tutti gli acciacchi del caso. A Sochi dopo una stagione da protagonista torno a casa a mani vuote con piazzamenti di rincalzo, siamo sicuri che questa volta non fallirà, la discesa potrà solamente perderla.

Kjetil Jansrud: inizio di stagione non eccezionale è vero, nonostante una vittoria e qualche podio nelle due discipline, da un atleta che a all’inizio veniva indicato come papabile antagonista di Hirscher ciò che ha mostrato fino a Wengen non è stato all’altezza delle aspettative. Attenzione però, il secondo dei Vikinghi si accende solo a sentire l’odore di Olimpiadi, e le tre medaglie diverse in tre discipline diverse nelle ultime due edizioni ne sono la conferma. E’ vero, in gigante non è più quello di Vancouver 2010, ma attenzione alla combinata alpina.

Dominik Paris:altro atleta partito un po’ sottotono ma che ora è in forte crescita è il nostro Domme, la vittoria di Bormio e il piazzamento di Wengen lo dimostrano. Due anni fa nella prova della pista coreana fu secondo in discesa, sapesse riconfermarsi, o addirittura fare meglio beh, sarebbe la consacrazione finale sia per lui sia per la nostra Italia veloce.

Henrik Kristoffersen: 10 podi in 12 gare tecniche in stagione, basterebbe dire questo per metterlo tra i favoriti del gigante e dello slalom. Eppure la sensazione è quella che il principe dei vikinghi abbia ancora qualche asso nella manica. Per sua stessa ammissione durante l’estate ha tralasciato un po’ lo slalom per poter crescere in gigante, e quello che per ora si è visto in pista conferma queste parole. E se raggiungesse il top della forma tra i pali stretti proprio in vista di Pyeongchang? Potrebbe tornare ad essere dominante come le due scorse stagioni e portarsi a casa l’oro, Hirscher permettendo…

Alexis Pinturault: abbandonati già in Badia i sogni per la Coppa del Mondo generale, sogno del transalpino dal 2015, è ora di puntare tutti gli sforzi sull’evento a 5 cerchi. Saranno il gigante e la combinata i suoi punti di forza, anche se in un superg tecnico come quello koreano potrebbe fare la parte dell’outsider.

Cristof Innerhofer: ancora una volta, come succede ormai dal 2010, Inner è il nostro uomo di punta e il motivo lo sappiamo tutti. Le 5 medaglie tra olimpiadi e mondiali dimostrano come sia lui l’uomo che meglio sa preparare l’evento, e il podio ottenuto due anni fa in superg gli dà man forte. Speriamo che l’errore e la conseguente caduta sulla Kernen-S non comprometta la sua forma in queste battute finali prima dei giochi.

Ted Ligety: ancora a secco di podi in stagione è vero, e più volte è sembrato essere in difficoltà anche nella sua disciplina madre. Ma attenzione alla vecchia volpe a stelle e strisce, sarà il detentore del titolo in gigante e potrà graffiare anche in Korea, facendo per una volta la parte della sorpresa e non del favorito.

Italia Team: non ci sono solo Paris e Innerhofer a farci ben sperare per questa edizione dei giochi, anzi. Peter Fill, Stefano Gross, Manfred Moelgg e Luca De Aliprandini. Ognuno di loro nelle sue discipline ha dimostrato di valere il podio, chi ha tratti, chi a singole manche e chi con delle gare intere. La fortuna fino a questo momento non è di certo stata dalla loro parte, ma se saprà girare in modo giusto proprio a febbraio ognuno di loro potrà mettere i piedi su quel tanto agoniato podio. Un ultima considerazione sulla nostra nazionale però va fatta. Chi realmente ha raggiunto i quorum richiesti per la partecipazione ai giochi? Tolti i già menzionati farà sicuramente parte della spedizione Riccardo Tonetti, e probabilmente completerà il quartetto del gigante Florian Eisath. Chi ci sarà poi per lo slalom? E per la discesa? Verranno portati Cristian Deville ed Emanuele Buzzi? Uno forte delle due qualifiche e l’altro addirittura 11esimo sulla Streif? Si risolleverà a Kitz e Schladming Giuliano Razzoli agguantando una qualifica in extremis? I tecnici avranno sicuramente le idee chiare, siamo nelle loro mani!

 

 

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