Memorie dall’Inferno. La nostra Roubaix 2019

Nel tardo pomeriggio ci cimentiamo nel più bel photo shooting targato Swatt Club.

La Roubaix è l’evento ciclistico che sentiamo come nessun altro, è come Kitzbuhel in inverno, due cardini che tengono in piedi l’agonismo che rappresenta lo Sport. La nostra quarta Roubaix è iniziata da Gallarate, dove abbiamo ritirato il Challenger, un motorhome che ci ha proiettati in un mondo fantastico, facendoci vivere tre giorni come le squadre World Tour. Da Gallarate partiamo alle cinque del pomeriggio in direzione Lugano: nel capoluogo ticinese ci aspetta Nicholas Illiano. Si proprio lui, il ragazzo che ad inizio stagione sciistica ci ha esaltati tutti per le sue prestazioni in Scandinavia, una vera icona dello sci underground che assieme all’amico Daniele Sette stanno raccogliendo risultati da fare invidia a molti sciatori. Con Illi troviamo Ian Gut, un saluto, quattro chiacchiere con lui ed è ora di ripartire. Ci aspetta un lungo viaggio e vogliamo arrivare in Lussemburgo il prima possibile. Da quando siamo saliti al nord per la prima volta nel 2015, ci siamo auto convinti che arrivati in quella nazione i giochi siano ormai fatti.

Berry è un martello, la sua fame di pavé e pain au chocolate lo spinge ad arrivare alle porte della Foresta di Arenberg alle cinque del mattino senza nessuna sosta per dormire. Alle porte dell’inferno accendiamo gli abbaglianti, con le pietre che proiettano all’orizzonte ogni spiraglio di luce. L’inferno fa paura, meglio andare a dormire.
Sabato mattina ci svegliamo tra i dormitori dei minatori di Wallers, ed è subito tempo di Pain au Chocolat. Alle dieci gonfiamo i tubolari, mettiamo la Black Jobs ed i nuovi Oakley Sutro. Bisogna vestirsi bene prima di andare all’inferno. Partiamo dal Camper e dopo 500 metri entriamo nella Foresta di Arenberg così, senza alcun riscaldamento. L’impatto è qualcosa che ogni essere umano dovrebbe provare: non possiamo trasmettervi ciò che abbiamo provato, andate al Nord ed entrate nella Foresta senza riscaldamento. Le borracce esplodono in aria, Toni Pagano sbatte contro una transenna dilaniando i comandi Shimano, Bauer segue un uomo vestito di bianco, un angelo che lo porterà alla fine della Foresta dandogli un’adrenalina che lo porterà a pedalare in questo luogo fino al tramonto. Da li poi continuiamo per altri settori in preda all’euforia e al mal di mani.

 

Ci riuniamo nel camper per preparare l'Inferno.

Ci riuniamo nel camper per preparare l’Inferno.

 

Nel tardo pomeriggio ci cimentiamo nel più bel photo shooting targato Swatt Club.

Nel tardo pomeriggio ci cimentiamo nel più bel photo shooting targato Swatt Club.

 

Ci sono molti amatori. Anche reincarnazioni di ciclisti del passato.

Ci sono molti amatori. Anche reincarnazioni di ciclisti del passato.

 

Il vento, il pavé e le forature a ripetizione di Toni rendono questa giornata in bici una vera e propria simulazione di ciclismo del Nord. Anzi, come disse Illy dopo tre settori: “Questa cosa non centra nulla con il ciclismo, è un altro sport”. E’ proprio così, questo è un altro sport, é sofferenza, passione, resilienza, ignoranza umana.
La sera ricarichiamo le tubature al McDonald’s, siamo alla vigilia e dobbiamo dirigerci verso il Carrefour de l’Arbre, un luogo leggendario. Arriviamo alla Taverna de l’Arbre verso le undici, fa freddo e non appena le ruote del nostro Chalenger toccano il pavé l’impatto è terribile. Gli zaini volano, le stoviglie non stanno ferme, le vibrazioni sono incontrollabili, solo Tony rimane immobile nel letto dopo una giornata epica. Tutto questo ci fa capire lo stato del settore che spesso decide le sorti della Roubaix.

All’alba ci svegliamo con le musiche fiamminghe, il popolo del ciclismo è arrivato, è tempo di celebrare il santo giorno. I tifosi di Lampaert iniziano a cuocere carne quando il sole deve ancora sorgere, le prime Jupiler vengono stappate con la brina che ricopre ogni mezzo. Ci sono perfino le delegazioni dei consigli comunali dei giovani fiamminghi. Il sindaco porta orgogliosamente una fascia al petto, mentre i suoi coetanei iniziano a giocare a wrestling nei campi francesi.

 

A queste latitudini le grigliate e gli accampamenti sono mostruosi.

A queste latitudini le grigliate e gli accampamenti sono mostruosi.

 

Questi ragazzi vogliono vivere le pietre già dall'infanzia.

Questi ragazzi vogliono vivere le pietre.

 

tifosi fiamminghi solowattaggio

C'è ancora tanta convinzione amatoriale sul pavé.

C’è ancora tanta convinzione amatoriale sul pavé.

 

Il fumo delle griglie. Il sapore del Nord.

Il fumo delle griglie. Il sapore del Nord.

 

Camminiamo lungo il settore del Carrefour de l’Arbre e ci fermiamo davanti ad un accampamento di giovani fiamminghi che intonano un coro da stadio: “Wout Van Aert is Wereldkampioen, Wereldkampioen”. Ci dicono che Van Aert è Dio, quando parlano di Greg ci raccontano che ama il calcio, quando gli chiediamo di Van Der Poel iniziano a parlare in fiammingo, pronunciando sicuramente qualche parola non positiva nei confronti dell’olandese. Il ciclismo a queste latitudini è vissuto come il calcio, è più fede e credo che semplice attività sportiva, è amore per i propri idoli e odio profondo per i rivali, anche se alla fine il rispetto per coloro che sono speciali c’è sempre.

 

Casa Lampaert

Casa Lampaert.

 

C'é tempo anche per gli Junior. Tony si è vestito tricolore per la patria.

C’é tempo anche per gli Junior. Tony si è vestito tricolore per la patria.

 

Ci gustiamo la corsa, sale l'adrenalina. (Foto: Iliano)

Ci gustiamo la corsa, sale l’adrenalina. (Foto: Iliano)

 

La gente inizia a prepararsi. Stanno arrivando.

La gente inizia a prepararsi. Stanno arrivando.

 

Eccole, quando spuntano queste Radio allora è proprio giunto il momento di andare a piazzarsi. Stanno arrivando.

Eccole, quando spuntano queste Radio allora è proprio giunto il momento.

 

Abbiamo gli elicotteri sopra la testa, è questione di secondi.

Abbiamo gli elicotteri sopra la testa, è questione di secondi.

 

Il passaggio di Gilbert è trascendentale. Ha appena aperto il gas.

Il passaggio di Gilbert è trascendentale. Ha appena aperto il gas fra le moto della corsa.

 

Peto è a tutta. Sempre uno spettacolo.

Peto è a tutta. Sempre uno spettacolo.

 

Wout, maestoso.

Wout, maestoso.

 

Passa anche Greg. Ma perché ancora con i gambali?

Passa anche Greg. Ma perché ancora con i gambali? Stybar non fa una piega, è a bocca chiusa.

Poco dopo passano Peeters e Steels sull’ammiraglia Quick Step. Fitte ha il volto sullo schermo, quando guida alla Roubaix non ha bisogno di guardare la strada, è come scendere nella cantina dove custodisce lo Champagne più pregiato.

C'è anche Marco Haller che sta arando il pavé.

C’è anche Marco Haller che sta arando il pavé.

 

E' lui, é Gilbert! Esplode il popolo belga.

Torniamo di corsa al maxi schermo. E’ lui, é Gilbert! Esplode il popolo belga.

 

I tifosi di Yves continuano a gridare: é podio!

I tifosi di Yves continuano a gridare: é podio!

 

Dopo ore di attesa è arrivato il momento di scaricare le tubature.

 

Anche Illi è finito. Il freddo è stato devastante.

Anche Illi è finito. Il freddo è stato devastante.

 

Ne arrivano ancora. Sono tutti finiti.

Ne arrivano ancora. Sono tutti finiti.

 

Si torna a casa.

 

Merci Roubaix.

Merci Roubaix.

 

Al ritorno i discorsi vanno a ruota libera, salutiamo tutti con il clacson: “Merci Roubaix!”. In autostrada, quando l’asfalto si fa sconnesso, le vibrazioni trasmesseci dal volante ci ricordano il pavé, così l’istinto ci porta a schiacciare il pedale dell’acceleratore come se fossimo in un settore a cinque stelle. Due flash nei pressi di Strasburgo possono accompagnare solo, sapremo tra qualche giorno l’entità della sanzione. I chilometri passano velocemente e ci lasciamo alle spalle un’altra edizione. Speravamo nella pioggia, ma anche quest’anno le pietre ci hanno regalato qualcosa da raccontarvi, qualcosa di vero in un epoca in cui la finzione sta prendendo il sopravvento. La purezza di questi monumenti tuttavia ci spingerà a ricordare per sempre Gilbert aprire il gas, la sofferenza di Sagan, l’orgoglio di Van Aert e la freschezza di Stybar.
Due giorni fuori soglia.
Due giorni come sempre da ricordare.
Due giorni all’Inferno.
Anzi no, in Paradiso.

Articolo: @bauer / @carloberry
Foto: @carloberry / Nicholas Iliano

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